Chi l’ha inventata? Chi l’ha resa famosa?
La Pasta, fatta da Noi, la Pasta di IMPASTO è una pasta che nasce dalla volontà di ricreare all’interno del locale un forte spirito di Italianità; non un’Italianità scontata e di facile lettura, ma un’Italianità carica di significati, suggestioni: un’Italianità che sappia di casa, di festa, di famiglia e della gioia che solo i carboidrati sono in grado di generare.
Ma siamo così sicuri che la Pasta sia Italiana? Siamo sicuri sul dove sia nata la pasta?
Dove abbia avuto le sue origini questo piatto che ormai è diventato il simbolo dello Stivale e del quale ogni Regione ha elaborato la propria versione?
Qualcuno dice che la pasta sia arrivata in Italia dalla Cina tramite Marco Polo, suggestione smentita, ma che avrebbe comunque permesso un “pari e patta” tra Cina e Italia perché avrebbe riconosciuto ai Cinesi la creazione della pasta ed agli Italiani l’intuito e la lungimiranza nell’individuarla come il piatto di cui “impossessarsi” per crearvi intorno una cultura enogastronomica impareggiabile.
Qualcuno racconta che i primi spaghetti della storia furono consumati lungo il Fiume Giallo ben 4000 anni fa secondo il modello del “coito interrotto” e di fretta e furia per l’arrivo di un terremoto o di un evento analogo dato che il piatto è stato trovato capovolto e ricoperto da tre metri di sedimenti; qualcuno dice che lungo la Via della Seta furono sperimentati diversi formati di pasta (nacquero le orecchie di gatto “mao er duo”, simili alle nostre orecchiette, gli spaghetti freddi liáng miàn, i dao xiao mian, una sorta di maltagliati, i lunghissimi vermicelli di riso miàn xiàn che vengono stesi nei cortili, le simil trofie XL d’avena youmian, le fettuccine di riso liangpi e mille altre specialità) nei primi “basta bar” della storia aperti giorno e notte.
Aristofane e Orazio, mica due a caso, parlando di làganon (greco) e laganum (latino) indicano un impasto di acqua e farina, tirato a mano e tagliato a strisce.
Le tagliatelle?
Qualcuno (sicuramente un amante della pasta o un ottimo mastro pastaio) ha deciso di raffigurare pianatoia, matterello e rotella per tagliare l’impasto in una tomba etrusca a Cerveteri.
Nel libro di cucina “Ibn ‘al Mibrad” del IX secolo d.C. si parla di “Rista“, maccheroni essiccati e conditi con lenticchie e Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, parla della località di Trabia, villaggio a 30 km da Palermo, ricca di molti mulini per fabbricare un tipo di pasta filiforme chiamata itrya (dall’arabo itryah: “focaccia tagliata a strisce”), spedita con le navi in tutto il Mediterraneo; sia musulmano che cristiano.
Fatte tutte queste doverose considerazioni che ci portano a viaggiare nello spazio e nel tempo tra Cina, Antica Grecia, Roma Imperiale, Paesi Arabi e Sicilia, ci sembra doveroso evidenziare il fatto che con buona pace di tutti i contendenti, sembra evidente il fatto che la pasta secca – adatta per essere conservata a lungo ed essere trasportata verso mete lontane – nacque nell’assolata e ventilata Sicilia occidentale, durante la dominazione araba ben prima che il buon Marco Polo tornasse dalla Cina nel 1295.
La pasta in Italia, all’epoca, veniva condita in tutti modi possibili ed immaginabili: formaggio grattugiato in grandi quantità e spezie in polvere, carne e carni, uova, burro con zucchero e cannella; la pasta era un contorno per i ricchi ed un piatto unico per le classi meno abbienti.
Pasta secca al sud, grazie al clima secco e ventilato di località quali Gragnano e Torre Annunziata (vi dicono qualcosa? lettori dalla spesa facile) e pasta fresca e all’uovo al Nord.
La pasta, in Italia, si diffuse a macchia d’olio, ma divenne una pietanza di massa solo quando, nel ‘600, una spaventosa carestia colpì il Regno di Napoli dominato dagli Spagnoli.
Nella città ai piedi del Vesuvio, all’epoca la più grande d’Europa, il sovraffollamento ed il sistema fiscale spagnolo portarono la popolazione a seguire Masaniello (nella celebre rivolta) ed alla fame.
Carne e pane diventarono “introvabili”, merci rare, e fu così che la popolazione si rivolse alla pasta. È in quei tempi che fu inventata la salsa con il pomodoro (arrivato dalle Americhe un secolo prima). È in quei tempi che la pasta conquistò il cuore di tutti gli Italiani.
La disputa è aperta, tuttora aperta e tutti, tanti, troppo si arrogano il diritto di dichiararsi inventori della pasta, ma una cosa è certa, noi Italiani magari non l’abbiamo “inventata”, ma siamo quelli che ne hanno fatto uno status symbol ed un elemento identificativo di una Nazione.
Siamo quelli che la cucinano meglio (cari esterofili e amanti dell’Oriente scusate il nostro avventato sciovinismo culinario e gastronomico).
Noi di IMPASTO, in barba a Tommaso Marinetti, esimio esponente del futurismo italiano che propose con inspiegabile vigore “l’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana” vista come simbolo di una tradizione “pesante”, difficile da digerire, retaggio di un “passatismo” da superare con slancio; pensiamo che la pasta non abbia un inizio ed una fine, non abbia un inventore e non abbia confini.
La pasta, in ogni sua forma e ad ogni latitudine, è simbolo di convivialità, condivisione e dell’intelligenza umana e a Noi questo piace, piace da morire.
…e ora scusate “I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo” (Camillo Benso Conte di Cavour).